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Il sistema italiano delle certificazioni si arricchisce del “NeXt Index ESG - Impresa Sostenibile”, il primo marchio elaborato da una rete di 40 organizzazioni e approvato dal Ministero delle Imprese e del Made Italy che permette alle aziende di ogni dimensione e agli Enti del Terzo Settore di rendicontare il proprio impegno sociale, ambientale e di governance.

La Direttiva (UE) 2022/2464 Corporate Sustainability Reporting Standard Directive entrata in vigore a gennaio 2023 amplia la responsabilità delle imprese in tema di economia sostenibile e allarga anche alle PMI quotate l’obbligo di presentare la rendicontazione di sostenibilità. La prospettiva è che, seppur gradualmente, tutte le realtà produttive saranno indirizzate a comunicare le proprie politiche ESG (E environment-ambiente, S social e G governance).

Occuparsi, quindi, di tematiche ESG  non è solo una questione di responsabilità, ma permette di acquisire dei vantaggi concreti e duraturi nel tempo. Ad esempio avere una buona valutazione (un buon rating) di sostenibilità agevola le imprese nei loro rapporti con il sistema creditizio e consente un più agevole accesso alle risorse finanziarie, grazie al miglior merito creditizio.

Favorire l’accesso al rating ESG alle aziende è un’esigenza concreta che deve fare i conti con i problemi derivanti dal fenomeno green & social washing, con casi piccoli e grandi che costellano la cronaca nazional e internazionale, e dalla complessità degli strumenti esistenti, ad oggi predisposti per le grandi aziende e multinazionali. Su un totale di poco più di 5 milioni di imprese in Italia, infatti, le PMI sono quasi il 99% e raccolgono oltre l’80% degli occupati.

“Il mercato della valutazione sicuramente rischia di essere saturo di professionisti e consulenti che reputano i percorsi ESG solo un modo per fare profitto e non uno strumento di crescita verso la sostenibilità - dichiara Luca Raffaele, Direttore Generale di NeXt Economia - l’indice che abbiamo costruito è pensato anche per le PMI: semplice, di facile accesso e che collega le informazioni sintetiche di sostenibilità aziendale con il riferimento nazionale dei domini BES Istat e a quello internazionale degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”.

Riconosciuto Ministero delle Imprese e del Made Italy, il “NeXt Index ESG - Impresa Sostenibile” al suo interno racchiude il valore di una grande e multiforme rete associativa: a differenza degli indici tradizionali solo “expert based”, è uno strumento “community based” costruito sulla base delle competenze di stakeholder, esperti, e utilizzatori, che rende la misurazione più efficace e apre alla concreta possibilità di sviluppare azioni e strategie di miglioramento condivise.

“Lo sviluppo e l’approfondimento del pilastro della “S” - prosegue Luca Raffaele - valorizza gli elementi di partecipazione, benessere organizzativo e coinvolgimento della comunità locale che saranno i punti di riferimento della nuova tassonomia sociale europea.”

L’indice è composto da 6 aree di valutazione, che attraverso 30 indicatori prendono in considerazione i tre pilastri: ambiente, sociale e governance. La valutazione quali-quantitativa guidata con criteri oggettivi e progressivi, con descrizioni precise dei diversi livelli, è quindi approvata da un comitato etico trasversale garantito da NeXt Economia e dalla sua compagine di oltre 45 associati (tra cui organizzazioni sindacali, datoriali, di consumatori e di Terzo Settore) e permette di ri-conoscersi attraverso la rilevanza e il valore delle diverse azioni che sono state messe in campo. La tassonomia europea, ci ricorda che oltre a dare conto di quel che si è fatto in modo più o meno approfondito, devono sempre tenere conto dei bisogni e delle domande che emergono dalla società civile

“Per le aziende, a prescindere dalla loro dimensione e dal settore in cui operano, le questioni ancora aperte sono molte - conclude Raffaele - la misurazione della sostenibilità integrale rimane uno degli elementi più importanti da approfondire e sviluppare. Sostenibilità e impatto costituiscono una vera e propria sfida, culturale e politica. Almeno l’ 80% delle imprese italiane non ha ancora sviluppato una strategia ESG o una gestione basata su criteri e politiche di sviluppo sostenibile sia dal punto di vista sociale e ambientale. Questo è un dato complicato, considerato che la gestione dei fondi del PNRR, le garanzie Sace e altri bandi richiedono modelli di rendicontazione non finanziaria autorevoli e duraturi.”

 

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