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Via alle celebrazioni per la Festa di San Pio da Pietrelcina nel Santuario di San Salvatore in Lauro, situato nel cuore di Roma.

Durante le celebrazioni, che andranno avanti fino al 23 settembre, l’arte si unirà alla spiritualità, come successo con l’esibizione di Alma Manera. La soprano si è infatti esibita nel Santuario, sotto la direzione artistica di Maria Pia Liotta, interpretando brani composti dal Maestro Stelvio Cipriani e tratti dall’opera musical “Maria di Nazareth”.

«Ho un legame speciale con questo santo – ha detto Alma Manera – che mi ha accompagnata nel mio percorso artistico. Ho avuto, infatti, il privilegio di chiudere l’ostensione di San Pio a San Giovanni Rotondo, oltre che di partecipare a diversi eventi celebrativi per il Santo, anche a Pietrelcina. Ritrovarmi qui in questo contesto così importante – ha aggiunto – è un momento di rinnovata devozione nei confronti del Santo e, per questo, ringrazio Don Pietro Bongiovanni».

«Questa – ha dichiarato monsignor Pietro Bongiovanni, parroco di San Salvatore in Lauro e coordinatore dei gruppi di Padre Pio della regione Lazio – sarà una grande settimana di preparazione verso la festa per San Pio che vedrà accorrere a San Salvatore in Lauro tantissimi fedeli, non solo da Roma. Un nuovo inizio per la nostra attività pastorale, dopo la pausa estiva, che ci darà slancio verso l’anno del Giubileo. Un vero e proprio banco di prova per San Salvatore in Lauro, che sarà chiesa giubilare».

Il Santuario di San Salvatore in Lauro è il centro di riferimento per i Gruppi di Preghiera di Padre Pio attivi nella diocesi di Roma. Il Santuario è, inoltre, un importante nucleo di diffusione della spiritualità del Santo di Pietrelcina, di cui conserva importanti reliquie.

Al V Congreso Marítimo Nacional organizzato dalla Real Liga Naval Española e dal Clúster Marítimo spagnolo sono state invitate diverse realtà marinare da tutto il mondo tra cui la Lega Navale Italiana che ha partecipato con il Presidente Nazionale Donato Marzano. I lavori si sono tenuti l’8 e il 9 febbraio presso la sede della Presidenza della Comunità Autonoma di Madrid.

Si tratta della prima edizione dopo la pandemia da Covid-19 e l’evento – il cui Comitato d’onore è presieduto da Sua Maestà Re Felipe VI – ha posto particolare attenzione alla valorizzazione del settore marittimo spagnolo in un’ottica globale. Nel corso della due giorni di lavori si è discusso di un’ampia varietà di argomenti: dal futuro dell'industria marittima al settore della pesca, dal ruolo della Marina Mercantile alla comunicazione e promozione del mare presso l’opinione pubblica, fino ai temi dalla formazione professionale e della blue economy. Un’occasione di incontro che ha visto coinvolti molti stakeholder nazionali e ospiti internazionali, nel comune intento di rilanciare il mare come motore di sviluppo economico, sociale e culturale.

Il Presidente Marzano è intervenuto nella tavola rotonda dal titolo “Il ruolo delle Leghe Navali nel settore marittimo” insieme a José Luis Urcelay, Presidente della US Navy League – Madrid Council, a Luis Hernan Espejo Segura, Presidente della Federación Internacional de Ligas y Asociaciones Marítimas y Navales (FIDALMAR) e a Juan Díaz Cano, Presidente della Real Liga Naval Española. Nel suo intervento, l’Ammiraglio Marzano ha illustrato la missione e le aree d’azione della Lega Navale Italiana, la struttura dell’Associazione, le modalità di finanziamento e le principali rivendicazioni nel contesto marittimo nazionale, sottolineando la necessità di rafforzare le relazioni tra le Leghe Navali, prioritariamente a livello mediterraneo.

“Con i lavori del quinto congresso della Real Liga Naval Española abbiamo fatto un punto di situazione, in particolare tra le nostre organizzazioni, sull’importanza del mare nel contesto del Mediterraneo. Ho lanciato l’idea di creare una federazione delle Leghe Navali dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sia sulla sponda europea che africana. È stato un momento di confronto in cui il modello della Lega Navale Italiana ha costituito un interessante spunto di riflessione per le Leghe Navali di Spagna, Portogallo, Stati Uniti e Colombia. Quest’ultima, in particolare, presiede al momento la Federazione internazionale delle Leghe Navali, FIDALMAR. In sintesi, traccio un bilancio molto positivo, sempre con il mare al centro, allargando gli orizzonti”, ha dichiarato il Presidente Marzano.

Dal 14 novembre 2023 al 14 gennaio 2024 apre al pubblico l’esposizione “FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX)”, a cura di Stefano Dominella, presidente onorario della maison Gattinoni, un progetto nato in collaborazione con Accademia del Lusso, ente italiano di alta formazione specializzato nella preparazione di profili creativi e manageriali per settori moda e design. Gli spazi del Museo Boncompagni Ludovisi diretto da Matilde Amaturo e afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna, ospiteranno questa iconica esposizione con il patrocinio dell’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma.

L’esposizione-performance Fifties in Rome racconta la rivoluzione dello stile, ripercorrendo attraverso una ricercata selezione di abiti (alcuni mai esposti prima d’ora) il periodo irripetibile degli anni ’50, fondamentale per la storia del made in Italy.

Le creazioni provengono dall’archivio storico personale di Stefano Dominella, curatore dell’esposizione, dalle collezioni di moda del Museo Boncompagni Ludovisi e da importanti archivi storici privati. Gli ambienti e gli arredi di gusto eclettico romano di inizio Novecento del Museo diventano la location per l’ambientazione di una suggestiva esposizione anni Cinquanta accompagnata da alcuni abiti tratti dall’archivio storico museale.

La moda degli anni ’50 ha influenzato tutte le decadi successive. Dopo la Seconda guerra mondiale si apre in Italia un decennio di grande ottimismo, di sviluppo economico, di benessere diffuso che si riflette in una vera e propria rivoluzione dello stile. Grazie al sostegno finanziario del Piano Marshall, inaugurato nel 1947, gli studi di Cinecittà diventano un polo attrattivo per l’industria cinematografica hollywoodiana, decretando la fusione dell’alta moda italiana con il cinema americano e la nascita di quella “Hollywood sul Tevere” che in brevissimo tempo raggiungerà il massimo splendore che culminerà con “La dolce vita” e consacrerà la città di Roma come culla dell’haute couture.

“Non capita spesso che a Roma si celebri la moda – dichiara Stefano Dominella - eppure, dalla fine degli anni ’40, fu proprio nella Capitale che alcuni tra i più talentuosi creatori di moda diedero vita alle loro attività con un estro artistico di tale portata da determinare l’ascesa e il consolidamento del Made in Italy in tutto il mondo. In questa prospettiva la mostra Fifties in Rome è un’occasione unica, soprattutto per i più giovani, di vedere da vicino le mirabilie della creatività e dell’alto artigianato italiano e di ammirare, tra le altre, le creazioni di Carosa, Fernanda Gattinoni, Tiziani, Schuberth, Antonelli, Fabiani; solo per citarne alcuni”.

Il progetto espositivo ha coinvolto le scuole superiori del nostro territorio e si è avvalso della collaborazione degli studenti che sono stati invitati a realizzare dei bozzetti ispirati agli anni ’50. Una commissione di selezionati esperti assegnerà al più talentuoso degli studenti l’iscrizione gratuita ad uno dei corsi dell’Accademia del Lusso di Roma. L’Accademia del Lusso trasmette ai propri studenti i valori fondamentali del Made in Italy attraverso la valorizzazione e la riscoperta della storia, dove la tradizione incontra l’innovazione.

 

Il museo e la mostra sono a ingresso gratuito.

Orario di visita: dal martedì alla domenica ore 9.00 – 19.30; ultimo accesso ore 19.00

SPAZIO FIELD apre a Roma una nuova stagione nell’ambito del sostegno dell’arte contemporanea, invitando artisti a realizzare opere in relazione alla storia di Palazzo Brancaccio.

Ivo Còtani, ha riattraversato le vicende del palazzo, dalla sua costruzione ad oggi, creando un monumentale dipinto di oltre dieci metri, più altri cinque di notevoli dimensioni, raccontando la storia a suo modo, dove passato e presente del palazzo, dei suoi proprietari di ieri e di oggi, viaggiano tutti su un mirabolante ipotetico carro che somiglia a una sfilata festosa.

Percorrendo con lo sguardo questo esperimento pittorico di Còtani si ritrovano i dipinti, le leggende, le storie vere e quelle romanzate. La mano dell’artista rimarca un legame con certa pittura italiana degli anni Sessanta, trovando un suo personale sentiero di narrazione.
Il titolo rende chiaro il ruolo decisivo che la nuova borghesia di fine Ottocento ha avuto nel sostenere e, a volte, salvare una nobiltà senza prospettive. Còtani sa raccontare il gioco e il dramma di una vita nel Palazzo, senza perdere la sua caratteristica leggerezza, che contagia felicemente chi osserva le sue opere.

 

Ivo Còtani è un artista poliedrico: pittore, performer e insegnante. Cresce ad Ascoli Piceno, nelle Marche. Si laurea presso l’Accademia di belle arti di Roma. Approfondisce i suoi studi a Madrid. Al contempo consegue il diploma teatrale, inizia a lavorare come attore e creare spettacoli teatrali come autore. Tra il 2012 e il 2019 espone in diverse mostre collettive e personali. Nel 2019 crea ed è Direttore artistico del “Buratto Festival”. Tiene inoltre workshop sulla Creatività e il Movimento. Vive tra Ascoli, Roma, Madrid e New York.

Giovane e all’avanguardia, portavoce della generazione Z, ma eternamente romantico. Così Gioacchino Gentile ha raccontato di sé e del suo mondo in un’intervista che sin da subito si è rivelata una piacevole chiacchierata, la condivisione di una visione della realtà tanto classica quanto contemporanea, perché scissa tra il grigiore milanese e il calore mediterraneo della propria terra. Lui suole definirsi "l’ultimo dei romantici", un esteta che ama le proprie origini, la “vita lenta” dell’Italia degli anni ‘70/80, ma che allo stesso tempo celebra ed esalta la città che lo ha adottato e accolto (Milano). Ad Altaroma ha presentato la sua ultima collezione FW 2023 “Milano liberi cuori”, una linea vivace e romantica, versatile e innovativa, da cui traspare l’esigenza di esprimere la propria personalità, l’anima di un inguaribile romantico che di romanticismo se ne intende e ne lascia trasmettere tanto, sia attraverso sé stesso che attraverso i suoi capi.

Raccontami di te, chi sei, qual è stato il tuo percorso?

Sono pugliese, di Barletta per l’esattezza, però mi sono trasferito a Milano 7 anni fa dove ho studiato alla Naba (Nuova Accademia delle Belle Arti). Con lo scoppio della pandemia e poi il lockdown, mi sono ritrovato a casa da solo con un po’ di scampoli di tessuto e perline e ho iniziato a lavorare alla mia prima collezione, linea che poi ho lanciato proprio alla fine del lockdown con capi upcycled e tutti ricamati a mano. Da lì, postandoli su Instagram è nata l’idea del brand e abbiamo iniziato a lanciare capsule sin a quest’estate con l’uscita della nuova linea prete-à - porter, 100% made in Milano. Noi lavoriamo sul concetto del gender fluid, puntiamo sulla nuova generazione Z alle prese con la grande città e quello che è lo scambio, la condivisione con le varie tipologie di personalità; un connubio di diversità insomma.

Da dove deriva l’idea di creare un tuo brand?

È nata per la necessità di esprimermi in un periodo che è stato difficile per tutti, ma in generale ho sempre sentito la necessità di comunicare quello che è il mio mondo, un concetto di moda che avevo e che volevo rappresentare.

“Gentile Milano” è il nome del tuo brand, un accostamento oserei dire ossimorico. Perché proprio “gentile” e “Milano”?

Gentile è il mio cognome, però in realtà l’ho sempre associato alla mia personalità e al movimento degli ultimi romantici perché mi definisco uno degli ultimi romantici. Il romanticismo, che un po’ sta nel mio cognome e un po’ mi caratterizza, accostato alla città di Milano, che è quella che mi ha ospitato ma che in realtà ho scelto io, racconta bene quello che è il significato della mia storia e quello che è il significato del mio brand, ovvero la fusione di ostilità e romanticismo che convivono sia nelle persone che nelle città e quindi la vita moderna.

“Innamorati a Milano” è il nome della tua prima collezione. Chi o cosa ti ha fatto innamorare e come l’hai comunicato nei tuoi capi?

Ad innamorarmi di Milano è stata proprio Milano, vissuta però dagli occhi e dai racconti degli altri negli anni della mia infanzia e della mia adolescenza, voci che hanno fatto sì che io poi finissi a vivere lì e Milano stessa è stata un posto che ho odiato e amato, ma alla fine ho più amato e ciò ha fatto sì che io decidessi di creare lì il mio futuro.

Cosa rende Gentile Milano diverso dagli altri brand emergenti?

L’attenzione al dettaglio sartoriale e al ricamo e poi l’intercambiabilità dei capi, la non definizione di genere, riportare quella che è l’estetica italiana chic e classica degli anni ‘70/80 nella nostra generazione che poi la interpreta sotto il suo sguardo.

Progetti futuri?

Al momento non parliamo, step by step, ma ci stiamo evolvendo.

Un capolavoro assoluto, un continuo crescendo di pathos dove le emozioni si trasferiscono intatte all’ascoltatore: è la Sinfonia n.6 “Patetica” di Pëtr Il’ic Tchaikovsky, attesa sabato 19 novembre, alle ore 21 al Teatro Goldoni per la Stagione sinfonica, nell’esecuzione dell’Orchestra del Goldoni diretta da Mario Menicagli.

«La considero la migliore, e cosa più importante, la più sincera tra le mie opere. La adoro come non ho mai adorato nessun altro mio lavoro musicale»: così scriveva il grande compositore russo al fratello Modest, a cui si deve probabilmente il titolo “Patetica” all'indomani della prima esecuzione avvenuta a San Pietroburgo il 16 ottobre 1893, sotto la direzione dell’autore, nove giorni prima della sua improvvisa morte. Una vicenda, questa, che unita agli accenti struggenti e melanconici che la pervadono dalla sua introduzione fino alla chiusura (che per la prima volta nella storia della sinfonia avviene con un tempo lento quasi intimistico, dove le note si dissolvono nel silenzio), contribuì a dare a quest’opera meravigliosa il senso quasi di testamento artistico di una personalità emotivamente tormentata: «È sconcertante come la mia ultima Sinfonia, quella che ho appena finito, sia intrisa di un'atmosfera non diversa da quella di un Requiem, particolarmente nel tempo finale», così ancora Tchaikovsky nelle sue lettere.

E’ certo che la “Patetica” con pagine di incredibile bellezza melodica (tra cui il celeberrimo tema del primo tempo) e con un’orchestrazione di straordinaria sapienza  ed abilità, è un’opera che conquista dal primo ascolto e rappresenta una sfida esecutiva impegnativa quanto affascinante: “E’ con grandissimo piacere che torno a dirigere l’Orchestra del Teatro – afferma Mario Menicagli, che del Teatro Goldoni è anche direttore amministrativo – una compagine nata nel momento più difficile del lockdown, con i Teatri chiusi ma che per noi rappresentava una scommessa e che oggi, a due anni da allora, ci ha permesso di triplicare l’offerta musicale con una stagione sinfonica ricca di 17 appuntamenti e soprattutto di triplicare il pubblico a partire dagli abbonati. Dati positivi che rinsaldano la convinzione che stiamo lavorando nella direzione che è propria di un Teatro di Tradizione quale il nostro e che ci ha permesso, inoltre, di stringere un proficuo rapporto di collaborazione con un Festival quale Accordi Musicali International Classical Music di Malta, a tutto vantaggio della programmazione di qualità”.

Proprio in forza di questo rapporto, i primi concerti in cartellone hanno permesso di conoscere e familiarizzare con la musica di Alexey Shor (nato a Kiev nel 1970), compositore in house del Festival maltese, i cui lavori – come è stato correttamente sottolineato – rappresentano un’interessante deviazione da gran parte del repertorio contemporaneo, rifiutando l'avanguardia e altre forme di espressione astratta, concentrandosi invece su melodie comprensibili e armonie basate sulla tradizione, spesso ancorate ad esperienze e sensibilità di vita reali. Sabato sera, per l’ultimo appuntamento con le sue opere, sarà eseguito “Carpe Diem” - Concerto per Bandoneon nell’esecuzione come solista di un esperto assoluto di questo strumento argentino per eccellenza tanto caro ad Astor Piazzolla: si tratta di Fabio Furia, concertista, compositore e arrangiatore di fama mondiale, considerato uno dei bandoneonisti più importanti d'Europa. “Carpe Diem”, o “Cogli l’attimo”, rende bene il senso di un brano musicale dove l’ottimismo e la vivacità esprimono un forte entusiasmo per la vita. Trascinato dal bandoneon, l'opera rappresenta una miscela di sapori sudamericani, con alcuni elementi jazz che si sposano ad un’orchestrazione classica, e dove il compositore fa ricorso ad un uso intensivo delle percussioni.

“C’è un ulteriore elemento che caratterizzerà questo concerto – aggiunge il direttore Menicagli – ed ho voluto evidenziarlo con il brano che aprirà la serata, la brillante Sinfonia da Le maschere di Pietro Mascagni: un omaggio al compositore livornese che fu il primo ad eseguire la Patetica in Italia. Tra l’altro, questa commedia lirica e giocosa dall’ascolto raro, vero inno in musica alla Commedia dell’Arte italiana, è attesa al Teatro Goldoni nel periodo di Carnevale 2023 con una nostra nuova produzione, dopo che avremo adeguatamente ricordato e festeggiato Mascagni nel giorno in cui ricorre l’anniversario della sua nascita (il 7 dicembre) con un concerto lirico che vedrà ancora protagonista l’Orchestra del Goldoni diretta da Valerio Galli”.

 

FOTO: Trifiletti-Bizzi