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Unviaggio partito dall’affascinante nella “terra dei sassi” per raccontare la storia millenaria della città di Matera e offrire alle concorrenti dell’edizione 2023 del contest “Universal Beauty Competition” e al pubblico, un'occasione unica per raccontare e celebrare la bellezza, la cultura e la storia del nostro splendido Paese.

Un format originale che offre una piattaforma unica per esplorare le radici culturali italiane anche attraverso la lente dell'eleganza e della grazia femminile.  Un racconto fatto di esperienze individuali, passione e glamour per comporre un ritratto completo e autentico della bellezza italiana.

"Universal Beauty Competition rappresenta un'opportunità unica per mettere in luce la diversità e l'inclusività presenti nella nostra cultura. Le sedici partecipanti hanno avuto l'occasione di vivere un'esperienza straordinaria a Matera, esplorando le straordinarie bellezze della città, le sue tradizioni ed i suoi segreti artigianali. Hanno appreso dai Maestri del pane, della carta pesta e dei panettoni, il mistero del successo che rende il nostro Paese leader anche nel settore gastronomico. Le nostre giovani Donne, hanno il compito di rafforzare il legame tra il fascino tipicamente femminile e il patrimonio culturale italiano; perché la bellezza deve andare oltre il solo l’aspetto esteriore ma abbracciare storie e nuove prospettive di racconto.” Afferma Marco Ciriaci, produttore del format.

Le vincitrici delle cinque sezioni del contest rappresenteranno l'Italia nei prestigiosi concorsi internazionali. La Commissione era composta da: Marco Ciriaci, il produttore; Walter Croce, il regista; Patrizia Barsotti, la giornalista; Maria Paola Guarino, la scrittrice; Eva Bolognesi, l’influencer; Andrea Foriglio, medico-osteopata; Antonio Ciaramella, il make up artist e Marco Tomei, il coreografo e fashion manager.

Un momento particolarmente toccante nel corso della serata finale è stato dedicato a tutte le Donne vittime di violenza nel corso di questo ultimo anno. In memoria della giovanissima “Michelle Maria Causo”, morta a causa di un efferato femminicidio, è stata consegnata una fascia alla più giovane partecipante, che rappresenta “il futuro”: Denisa Acatrinei di soli 16 anni. Un messaggio che vuole rappresentare l’auspicio di un cambiamento culturale. A consegnare la fascia l’editore di Radio Incontro Donna Michelle Marie Castiello e il portavoce del Partito Gay Lbgt Fabrizio Marrazzo.

Le 5 Ambasciatrici che rappresenteranno l’Italia nel mondo sono:

·         Silvana Vacaru, 25 anni, ha vinto il titolo per partecipare al concorso “Supranational

·         Kate Tricia Gatpandan, 20 anni, ha vinto il titolo per partecipare al concorso “Global

·         Dora Celestino, 28 anni, ha vinto il titolo per partecipare al concorso “Earth

·         Jeniffer Lopez, 23 anni, ha vinto la fascia “Web

·         Rachele Resi, 23 anni, ha vinto la fascia “Ecogreen

Palazzo Brancaccio – dimora nobiliare di Roma costruita all’interno delle antiche mura Aureliane – apre le porte a due nuovi progetti artistici all’interno di Spazio Field, il polo espositivo di via Merulana 248.
Venerdì 1 dicembre 2023, alle ore 18:30, saranno inaugurati “Gli occhi della terra”, mostra curata da Craving Art di Alessia Dei con le opere di Franco Farina, e “Dormienti”, esposizione di Andrea Capanna a cura di Marco Dionisi Carducci.

Dopo l’inaugurazione, le mostre saranno aperte al pubblico dal 2 dicembre 2023 fino al 23 febbraio 2024. Due progetti artistici distinti, ma che dialogano nelle sale del prestigioso museo attraverso la creazione di opere sovradimensionali, stilisticamente distanti ma unite da una forte attenzione alla materia, sfidando i limiti della possibilità creativa e spingendo l'immaginazione del visitatore verso nuovi orizzonti.

Con le 18 opere de “Gli occhi della terra”, Franco Farina assembla lamiere, vecchi oggetti e altri scarti destinati alle discariche e agli inceneritori, conferendo una nuova vita a questi materiali abbandonati. Dalle pareti della grande sala, le opere che raffigurano personaggi comuni e santi si affacciano verso la scena centrale, dove due sculture a grandezza naturale, realizzate con gli scarti delle attività frenetiche dell'uomo, sono in dialogo tra di loro. Al centro di questa piazza immaginaria ci sono, Francesco, il santo del Cantico delle Creature, che guardava alla terra come alla madre che nutre e che si prende cura degli uomini, e, di fronte a lui, Persefone, la Dea del sottosuolo, visibilmente furente, che vorrebbe salvare il mondo dalla distruzione che l'uomo sta attuando. Entrambi hanno le braccia aperte, Francesco per esprimere compassione, invitandoci alla custodia amorevole della nostra casa comune. Persefone, invece, con le sue mani artigliate, sprigiona una furia disperata, un grido di aiuto, un richiamo alla responsabilità. Assistono alla scena anche la Donna blu, dalla finestra del suo chiosco, i Coniugi dal loro letto, le Braccia di mare, mentre annaspano, lottando per sopravvivere, la Ragazza e la Watussa, altissime, e così la schiera dei Santi. I loro grandi occhi spalancati sono gli stessi che dal fondo della sala scrutano gli astanti, in richiesta muta di aiuto e di partecipazione. Sono gli occhi della terra stessa. Questa mostra è un atto di contestazione, un grido di protesta in faccia all'indifferenza che affligge il nostro mondo. Ma è principalmente una mostra di speranza, un invito a vedere, comprendere e agire. E, allo stesso tempo è un riflesso della nostra responsabilità verso la Madre Terra, al fine di proteggere e valorizzare ogni sfumatura della vita che condividiamo con essa.

“Dormienti” segue l’ispirazione spontanea di Andrea Capanna, che da irrazionale si fa ragionata attraverso un'intensa fase di documentazione. Sceglie e viene scelto da un tema, su cui poi costruisce il proprio sapere e, di conseguenza, la propria arte. Immobili, in uno stato di calma soltanto apparente, i Dormienti hanno fornito all'artista non soltanto la suggestione iniziale, ma una narrazione su cui è riuscito a concepire una serie di lavori in un perfetto processo di osmosi tra espressione e materia, tra cosa si vuole trasmettere e come lo si intende fare. È questo il cardine della sua ultima produzione, per la prima volta fuori dalla sua bottega e proposta al pubblico. I suoi lavori riportano all'interno di un'armatura lignea i processi dell'intonaco. È qui che in un primo momento conserva, quasi imprigiona la memoria. È poi il processo di sottrazione, mediante la lacerazione della materia, a eliminare gli strati superficiali, scoprendone il passato. Questa rappresentazione del muro e del suo tempo non è soltanto intima metafora umana, ma anche necessità di scoperta in termini più ampi: da un muro scrostato può emergere il nostro passato artistico, come il recupero di un affresco che nel tempo abbiamo cercato di nascondere sovrapponendo materia. La produzione di Capanna nasce dal disegno della forma e denota l'ottima estrazione di pittore figurativo cresciuto nell'Accademia. Un'impronta classica che ha permesso negli anni di controllare la sperimentazione, allontanandosi dall'immediatezza dell'immagine e sviluppando nel tempo un linguaggio proprio.

Dal 31 ottobre fino al 5 novembre 2023 il Teatro di Documenti di Roma ospita la versione teatrale di un capolavoro di Ingmar Bergman, “Sinfonia d’autunno”. In scena Evelina Nazzari e Arianna Ilari, la regia è curata da Rosario Tronnolone. La prima il prossimo 31 ottobre alle 21 al Teatro di Documenti (via Nicola Zabaglia 42).
 
La traduzione esatta del titolo originale, Höstsonaten, è Sonata d’autunno, e non Sinfonia, infatti la maggiore enfasi strumentale del titolo italiano fu dovuta alla scarsa considerazione da parte dei distributori italiani per la cultura musicale del pubblico. Bergman struttura il suo testo riferendosi con precisione alla composizione musicale a carattere strumentale scandita in tre movimenti detta Sonata, e lo definisce “una sonata a due voci. Due violoncelli, perché il timbro è grave”. E le voci sono quelle di una madre e di una figlia Charlotte ed Eva. 
 
“Parlano molto Charlotte ed Eva, madre e figlia, ma non si comprendono. – spiega il regista Rosario Tronnolone - In realtà usano lingue diverse. Eva è cresciuta, dice, tra le belle parole, ma quando queste sono contraddette dall’atteggiamento o dall’enfasi non sono apertura, ma chiusura; non porte, ma barriere. Charlotte sa esprimere sentimenti autentici solo attraverso la musica, non si permette e non permette a nessuno di portare le parole ad un livello emozionale coinvolgente. Tutta la sua sfera emozionale, la sua volontà, la sua ambizione e la sua ansia sono state convogliate nella musica, l’unica dimensione nella quale si sente libera di esprimersi, l’unico linguaggio che è in grado di comprendere e col quale sa comunicare”. 
 
Ciò appare con evidenza nella scena chiave della doppia esecuzione del preludio, metafora del rapporto che lega e separa madre e figlia, e prima esplosione silenziosa e latente del conflitto che le dilania; perché se le parole si limitano ad accampare deboli scuse, a cercare ansiosamente un cenno d’approvazione e a rassicurare frettolosamente, la musica rivela bisogni e insicurezze, rievoca astio e rimozioni, denuncia egoismo, invidia, paura, sopraffazione, amore. È metafora di un dolore represso, incessante, di cui è inadeguata espressione una voce incerta. È il ritratto di entrambe. 
 
La piece teatrale andrà in scena fino al prossimo 5 novembre.  Alcuni dei costumi dello spettacolo sono stati indossati da grandi attrici del passato – Ingrid Bergman, Greta Garbo, Katharine Hepburn – e provengono dalla collezione privata del regista.

Si è tenuto a Paestum la sesta edizione dei Food and Travel Italia Awardspromosso dall’editore Pamela Raeli. L’evento che premia il meglio del gusto e del turismo italiano.

Villa Marina ha ricevuto il premio come boutique hotel fascinoso, riservato e ovattato. Una “grande casa” accogliente e avvolgente. Come un abbraccio che non si dimentica……!!!

Villa Marina, un “luogo di grande energia ma anche di sano relax”..nata dall’esigenza di incontrare il mondo a casa propria senza doversi necessariamente spostarsi e viaggiare.

Una “Storia tutta al femminile”: un “intreccio” di donne si sono susseguite nel corso del tempo a Villa Marina. E' proprio questo il light motive della struttura, “le Donne”, che con la loro determinazione e forzahanno portato avanti un’ospitalità tutta caprese, la stessa che determinò nei primi del 900’, l’economia dell’isola.

Villa Marina è una classica villa mediterranea costruita nel 1915, abitazione privata fino al 2008. Fino a quando Carmì e i suoi tre figli decidono di trasformarla in hotel: una scelta naturale considerata l’inclinazione all’accoglienza della famiglia, la bellezza del luogo, il pregio architettonico della struttura, il rigoglioso e curatissimo giardino mediterraneo di oltre 3000mq sul mare.Accoglienza, cordialità e “aria di casa”: è questo il mix vincente di Villa Marina.

Alassio ha incoronato il nuovo più bello d’Italia. Da oggi Andrea Foriglio, 32 anni, romano, dottore in scienze motorie e diplomato in osteopatia, è “Il + Bello D’Italia 2023”. Nella cittadina ligure, infatti, si è svolta la finale nazionale del concorso di bellezza maschile per giovani talenti.

Andrea Foriglio ha vinto all’unanimità, con la giuria tutta compatta: è lui il titolare della fascia che rappresenterà il celebre titolo per i prossimi 12 mesi.

Il giovane è dottore in scienze motorie, specializzato in osteopatia (il suo studio è frequentato da molti vip del mondo dello spettacolo e della tv), che il grande pubblico ha avuto modo di apprezzare nell’ultima edizione di “Uomini e Donne”, dove era sceso nel parterre per corteggiare la tronista Nicole Santinelli.

La giuria, capitanata dalla madrina della manifestazione, la splendida Veronica Ursida, opinionista del programma “Non è l’Arena” di Massimo Giletti e anche lei volto conosciuto nel programma di Maria De Filippi nel 2020, era composta anche da giornaliste e scrittrici: tra cui Lorella Ridenti, Maria Paola Guarino, Gloria Giovanetti, Eva Bolognesi.

Ricco anche il resto del podio. Se Foriglio è “Il + Bello D’Italia”, nel ruolo di “Uomo Ideale d’Italia” troviamo Andrea Ferri, da Robbio (Pavia). Mentre “Il Talento + Bello D’Italia Premio Speciale Antonio Fasano” è stato vinto da Giacomo Marchesini, di Castel Maggiore (Bologna).

Le altre fasce: “Il + Bello D’Italia” per il web è Antonio Fardella, da Ronchi dei Legionari (Friuli), “Il + Bello D’Italia per il Cinema” è Andrea Di Bella, di Milazzo (ME).  “Il + Bello D’Italia” per la Tv è Michele Turina, di Scalenghe (TO). “Il + Bello D’Italia” per la moda è Michele Patrone (savonese). “Il + Bello D’Italia per lo Sport” è Mattia Martin, di Ponzano Veneto, TV, “Il + Bello D’Italia per la Generazione Z” è Flavio Ruffino, di Trana (TO). Mentre Domenico Gerace, da Crotone, vince il titolo di “Il Mister Bello D’Italia”, una categoria importante che premia la bellezza over 30 che tanto piace alle donne e non solo.

L’evento si è svolto in piazza Partigiani ad Alassio, sotto l’occhio vigile e attendo del direttore artistico Fabio Fallabrino, che ha curato anche le coreografie. “Il + Bello D’Italia” è stato organizzato da Silvio Fasano, che con il fratello Antonio nel 1979 ebbe l’intuizione di creare un alterego a Miss Italia.  E con grande successo, visto che negli anni il titolo è stato vinto (o solo sfiorato) da vere star del piccolo e grande schermo: da Gabriel Garko (all’epoca Dario Oliviero), da Beppe Convertini, da Paolo Conticini, da Ettore Bassi, da Giorgio Mastrota.

La serata di finalissima è stata condotta dalla giornalista Rai Cristina Carbotti, vera veterana del concorso, assieme alla collega Renata Cantamessa, famosa per il suo percorso nel settore agroalimentare.

“Il + Bello D’Italia 2023” è stato Patrocinato dalla Regione Liguria, dalla Provincia di Savona e dal Comune di Alassio.

 

 

 

Inaugura il martedì 29 novembre alle ore 18:30 la mostra “Under the Red Sky”, proposta in esclusiva dalla Galleria San Babila di Milano nell’ambito di un percorso dal respiro internazionale dedicato all’arte contemporanea in tutte le sue declinazioni.
 
Due gli artisti a confronto: da un lato Rosa Mundi –(selezionata fra gli artisti della 59° Biennale Arte di Venezia) con le sue opere permeate di accenti filosofici e messaggi di speranza al mondo, dove tutto rimanda alla necessità impellente di un’Arte senza confini e senza pregiudizi - e dall’altro Banksy, con il suo umorismo oscuro e graffiante, da sempre portavoce di una critica serrata a ingiustizie, capitalismo e istituzioni antiliberali, che ha trovato in primis nel contesto urbano dei graffiti la sua massima espressione. 
 
Solo all’apparenza distanti ma in fondo uniti dalla forza dirompente della loro critica sociale e politica, la visual artist Rosa Mundi e lo street artist Banksy presentano un comune denominatore da sempre: non hanno mai svelato la propria identità, lavorando così in totale anonimato, con il semplice intento di legare la propria produzione artistica non già ad un volto o ad un personaggio bensì alle singole opere che sono chiamate ad essere le uniche vere protagoniste e le effettive portavoci di messaggi universali come quello contro gli orrori delle guerre che è al centro della mostra “Under the Red Sky”.
 
“Questa mostra è un corpo teorico con l’orizzonte chiaro della libertà. Banksy e Rosa Mundi appartengono ad una pagina eretica della creatività contemporanea, artisti di sconcertante dissonanza” afferma il Prof. Pasquale Lettieri critico d’arte e curatore della mostra.
 
Il percorso espositivo proposto dalla Galleria San Babila include due opere di Banksy dal sapore estremamente sovversivo e realizzate su cartone: la Mona Lisa e una rara versione di Bomb Huggers, entrambi provenienti dalla mostra FACELESS di Banksy e Rosa Mundi in corso fino al 22 dicembre 2022 presso Palazzo Donà dalle Rose a Venezia.
 
Presenti invece di Rosa Mundi sia alcune Sfere Armillari sia una serie di valigie appartenenti all’installazione Europosaurus, creata ad hoc per il Padiglione della Repubblica di San Marino in seno alla Biennale Arte Venezia 2022. Tale installazione raffigura una sorta di grande dinosauro composto da 16 vertebre, 17 bacini rappresentati da micro sfere armillari e da 17 valigie in vetro e in marmo a significare le 17 ere della vita dell’uomo sulla terra: 14 valigie sono in vetro e 3 in marmo nero del Belgio e marmo verde del Guatemala.
 
“Abbiamo scelto un titolo molto significativo per questa mostra” dichiara Francesco Colucci, Direttore della Galleria San Babila, “è un richiamo alla celebre canzone di Bob Dylan “Under the Red Sky” un inno alla speranza di momenti migliori e un invito a resistere e a credere nel domani”.